skip to Main Content
Doch ist mir einst das Heilige, das am
Herzen mir Liegt, das Gedicht, gelungen,
willkommen dann, o Stille der Schattenwelt!
zufrieden bin ich, wenn auch mein Saitenspiel
mich nicht hinabgeleitet; einmal
lebt ich wie Götter, und mehr bedarfs nicht.
(Hölderlin, An die Parzen)

Anima meccanica

Quello che Spengler non avrebbe mai immaginato: il tramonto dell’Occidente per via dell’occidentalizzazione globale – questo significa globalizzazione.
Se tutto diventa Occidente, nulla più è Occidente.
La globalizzazione ha la sua anima nell’occidentalità – e l’Occidente ha una strutturale vocazione globale. Non è stata imposta, ma si è irradiata spontaneamente man mano venivano rimossi gli ostacoli geopolitici.
Proprio a questa spontaneità si deve l’allargarsi della globalizzazione attraverso sue traduzioni locali: occidentalizzazione del locale, più che localizzazione del globale.

Spengler non ha colto – temendola, come Heidegger – le possibilità illimitate di ciò che lungo il percorso della Modernità si è costituito come anima dell’Occidente, cioè la tecnica, che vuol dire vedere le cose tecnicamente per disporne tecnicamente.
Heidegger ne era atterrito e la Seconda Guerra Mondiale – a Spengler non toccò di vederla – fu l’inizio della globalizzazione, cioè dell’occidentalizzazione globale. Il suo richiamo alla riscoperta dell’autenticità dell’essere non fermò l’anima dell’Occidente ma portò lui all’esilio nella foresta.
L’irresistibilità della tecnica è la sua illimitata capacità di adattamento e di mimesi. Adattamento a ogni contesto – quindi non ha un contesto proprio – e mimesi di qualsiasi cosa – quindi non è una cosa. Non ci sono alternative vere alla tecnica – a parte l’esilio nella foresta e la regressione a una condizione di dubbia umanità.
L’Occidente è giunto alla consapevolezza tecnica – alla consapevolezza della tecnica – dopo innumerevoli vicoli ciechi. La soluzione non fu trovata nel disvelamento di una prospettiva al termine di una ricerca. Fu trovata, all’opposto, rinunciando a ogni ricerca, quando il sospetto dell’inanità di ogni ricerca, potò alla consapevolezza che l’unica soluzione sarebbe stata costruire. E la sostituzione della ricerca con la costruzione. Delle forme con la meccanizzazione. Dell’homo sapiens con l’homo faber – costituendo come sapientia, consapevolmente almeno a partire da Hobbes – la fabricatio, intesa, modernamente, come machinatio. La tecnica diventava così la forma sapienziale della Modernità.
Così la tecnica in quanto machinatio è la forma estrema della fabricatio, un costruire autoreggentesi che, al limite, non necessita nemmeno di un costruttore che non sia a sua volta già un costrutto. La forma sapienziale della Modernità è il costruirsi spontaneo delle cose secondo meccanica dopo che ogni altra forma sapienziale si è spenta per sfinimento ed esaurimento.
Non avendo necessità di premesse né di finalità né di contesto, dunque davvero autoreggentesi, technica non olet.

Back To Top