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Doch ist mir einst das Heilige, das am
Herzen mir Liegt, das Gedicht, gelungen,
willkommen dann, o Stille der Schattenwelt!
zufrieden bin ich, wenn auch mein Saitenspiel
mich nicht hinabgeleitet; einmal
lebt ich wie Götter, und mehr bedarfs nicht.
(Hölderlin, An die Parzen)

Istruzioni per il possesso (1/2)

L’ossessione contemporanea per le teorie del tutto non è semplicemente l’ovvia necessità di una teoria unificata del campo, come la chiamava Einstein, dal momento che relatività generale e fisica dei quanti seguono percorsi fono ad ora risultati incompatibili.
La teoria del tutto è la forma che ha preso fin dall’inizio la sapienzialità dei Mortali, probabilmente all’inizio inconsapevole delle sue inevitabili implicazioni estreme – il significato smisurato e drammatico di mettere gli occhi sulla Totalità. La consapevolezza piena (e inescusabile) arriva con la Modernità. Il sorgere della Modernità è il maturare di questa consapevolezza.
Al suo sorgere, la teoria del tutto fu il progetto della meccanica della Totalità, ovvero la sequenza di istruzioni chiare e distinte per ricostruire la machina mundi – anzi il mondo come macchina. Una prospettiva organicista vedrebbe invece il genoma della Totalità – il kosmos come divino animale misticamente intravisto da Platone. Le teorie del tutto sono la versione contemporanea della sapienzialità di modello totalizzante che ha aperto la via all’Occidente fin da quando, in Grecia, i Mortali osarono abbandonare gli dei mettendo fino alla sapienzialità arcaica.
Possedere le istruzioni per ricostruire la Totalità è possedere la Totalità. Hegel fu il maestro inarrivato perché non solo mise gli occhi su quelle istruzioni – quelle che riteneva istruzioni – ma fu l’unico che, consapevolmente osò ricostruire la Totalità reiterando – nella Fenomenologia come nella Scienza della Logica – il genoma dialettico della Totalità. Sapienzialità è poter ricostruire e solo ciò che è ricostruibile è sapienza incontrovertibile – ricostruibile, ovviamente, in forma tale che funzioni.
Possedere la Totalità è una forma obliqua – e i Mortali sopravvivono grazie alle forme oblique – di essere Dio. Non è un caso che la sapienzialità di Origene e Agostino, di Anselmo e di Tommaso mettono nelle mani di Dio il possesso della Totalità, perché è un peso che solo Dio può portare. E dopo aver affidato a Dio il terribile dono, ne hanno fatto la fonte e a Dio fanno risalire ciò che scrivono con ambizione sapienziale – non nobis Domine sed nomini Tuo da gloriam.
La scelta della Modernità, per quanto accompagnata da prudenza teologico-politica e sensi di colpa più o meno avvertiti, è quella originaria, una sapienzialità totalizzante, mettere mani sulle istruzioni per ricostruire il tutto, concedendo pure a Dio (fin che sarà possibile) di averlo fatto Lui per primo e con pienezza inarrivabile.
(Segue)

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